Transumanesimo
Saremo onniscienti, immortali, ubiquitari o moriremo?
Autore: Andrea Pacchiarotti
Ultimo aggiornamento: 31 Luglio 2024
Categoria: Web Marketing Transumanesimo

Transumanesimo: promuovere l'uso di tecnologie all'avanguardia per potenziare la condizione umana, superando malattie e invecchiamento, e avvicinandosi all'immortalità. La nostra missione è guidare l'umanità verso un futuro in cui onniscienza e ubiquità non siano solo ideali, ma realtà raggiungibili.
Saremo onniscienti, immortali, ubiquitari o moriremo? Continua la lettura e scoprilo!
Sommario Computer quantistico e Dio
- Vita dopo la morte e transumanesimo
- Dio è un alieno?
- Paradosso di Fermi
- Conclusione
Vita dopo la morte e transumanesimo
La questione della vita dopo la morte è un argomento su cui molte religioni e filosofie hanno espresso opinioni diverse. Per quanto riguarda la scienza, non ci sono prove concrete che supportino l'esistenza della vita dopo che saremo deceduti. La morte è considerata come un evento irreversibile legato al cessazione dell'attività cerebrale e delle funzioni vitali del corpo. Tuttavia, molti scienziati riconoscono che la natura della coscienza e della mente umana è ancora in gran parte sconosciuta e che potrebbero esserci aspetti dell'esistenza umana che la scienza attuale non è ancora in grado di spiegare. Per quanto riguarda le religioni e le filosofie, molte di esse insegnano l'esistenza della vita dopo la morte in una forma o nell'altra. Ad esempio, nell'ebraismo, nell'Islam e nel Cristianesimo, l'anima umana è considerata immortale e sopravvive alla morte del corpo. In molte di queste fedi, c'è l'idea di un giudizio quando saremo nell'Aldilà e di un luogo di premio o di castigo per l'anima. In ogni caso, la questione della vita dopo la morte è una questione di fede individuale e, per ora, non può essere risolta dalla scienza.
Detto ciò, la morte, da sempre, spaventa gli uomini ed essi per sfuggirla si sono aggrappati alla credenza di un’anima immortale. Già gli assiro-babilonesi confidavano in un oltretomba. E così poi i cinesi, gli egiziani, i greci, i romani e, praticamente, quasi ogni cultura passata e presente, crede nell’immortalità dell’anima. Ma una corretta consapevolezza della natura della morte può farci vivere senza paura. Dopo la morte le nostre vite ritornano nell’oceano della vita, gli elementi fisici del corpo vengono rigenerati nell’universo.
Chi è stato a un passo dalla morte spesso descrive sensazioni come luci, flashback e percezione di distacco dal corpo. Se i credenti li reputano segni di Dio, cosa dice la scienza in proposito? Studi asseriscono che le persone quando spirano ne sono consapevoli in quanto il cervello muore dopo il corpo. L’udito sarebbe l'ultimo dei sensi a estinguersi; in alcuni soggetti addirittura a qualche ora dal trapasso. Ma in realtà ancora non si sa se i moribondi comprendono quanto sentono e quindi non sappiamo se le voci delle persone amate offrono conforto a chi sta spirando. Considerando morte quella che avviene quando il cuore smette di battere, impedendo l’afflusso di sangue al cervello, come negli arresti cardiaci, è normale avere le sensazioni sopra descritte se il medico riesce a ripristinare il battito e a riportare, per così dire, in vita il morente.
Non c’entra quindi Dio o l’Aldilà, ma è una mera conseguenza fisiologica.
La ricerca scientifica si è basata su un campione di oltre duemila persone con arresto cardiaco ai quali si è quindi fermata l’attività del cuore, oltre un terzo ha dichiarato di avere un ricordo di ciò che stava accadendo dopo che il loro muscolo cardiaco aveva smesso di battere.
La prosecuzione dell’attività cerebrale dopo la morte è stata confermata anche da cavie di laboratorio.
La morte è forse l'inganno più grande di sempre. Se l'umanità non avesse avuto questa paura non la vivrebbe come un dramma e molti non sarebbero prigionieri del ricatto clericale perpetuato con il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno. Ma in realtà, a parte le elucubrazioni religiose, è la scienza che ci dice che non moriremo mai, ma i nostri atomi andranno a formare qualche altre elemento, vivente o meno.
La morte non esiste: morire significa solo abbandonare l’involucro fisico e non dobbiamo averne paura, non ci sarà un Dio giudicante. Bisogna considerare la vita come una prova per testare le proprie risorse interiori e la propria forza.
E la coscienza, l’anima? Ritengo che la sua morte non sussista in quanto non è creata dal corpo, ma esiste a prescindere da tempo e spazio e quindi può stare o meno in un involucro fisico. Se veramente esistono gli universi paralleli o multiverso (un’ipotesi della fisica teorica che postula l'esistenza di universi coesistenti fuori del nostro spaziotempo) il corpo potrebbe essere privo di vita in un universo ma, attraversando un tunnel, continuare a esistere in un altro. A sua volta la coscienza, prima o poi, entra in un altro corpo e intanto continua a esistere a un diverso livello di realtà o in un altro universo.
I filosofi sanno che Parmenide il loro collega greco del V secolo a.C., già allora smentiva la morte a livello logico. In ogni caso più che non esistere, la morte è inconcepibile nel senso che non possiamo sapere ciò che non è. Abbiamo memoria di ciò che eravamo prima di nascere? No, perché non eravamo. Abbiamo idea di cosa sarà la morte? No, perché non saremo. E ora che siamo, non possiamo comprendere quello che non esiste.
Tanto si è scritto sull’immortalità dell’anima, una concezione presente in quasi tutte le religioni e nelle culture antiche. È chiaro che sono solo supposizioni, non ci sono prove, ma l’immortalità fisica potrebbe portare anche quella spirituale. La prima, grazie alla tecnologia, potrebbe essere raggiunta entro questo secolo e già tra qualche decennio l’umanità sarà in grado di rallentare il processo di invecchiamento. Ovviamente a beneficiarne sarà chi avrà disponibilità finanziarie ma, prima o poi, si estenderà anche a chi avrà redditi più bassi.
Questo porterà l’essere umano a essere onnisciente, immortale e ubiquitario divenendo simile a una divinità.
È, in sostanza, quello che si chiama Transumanesimo (a volte abbreviato con >H o H+ o H-plus), un movimento che sostiene l'uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche come l'ingegneria genetica, la nanotecnologia, la neurofarmacologia, la bioingegneria, le protesi artificiali, l’intelligenza artificiale (prova GPT Prompt Generator, è gratis!), e le interfacce cervello-computer per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare gli aspetti indesiderabili della condizione umana, come la malattia e l'invecchiamento.
Le tecnologie transumaniste sono spesso definite come GRIN: Genetics, Robotics, Information technology, Nanotechnology o "bio-info-nano-cogno": biologia, informatica, nanotecnologia, scienze cognitive.
I transumanisti ritengono che l'intelligenza artificiale un giorno supererà quella umana, realizzando la singolarità tecnologica. La maggior parte dei transumanisti non crede in un'anima umana trascendente, ma confida nella possibilità che la coscienza individuale possa essere trasferita su un supporto digitale (mind uploading). A tal proposito, il transumanista, futurista, ingegnere ed economista venezuelano-spagnolo Jose Luis Cordeiro, laureato al MIT, ritiene che gli esseri umani potrebbero diventare “digitalmente immortali” entro due decenni caricando le loro menti sul cloud, raggiungendo memoria, capacità di calcolo e capacità di comunicazione illimitate.
Alcuni dei principali punti di critica del Transumanesimo includono:
- Raggiungibilità: si mettono in dubbio la fattibilità tecnologica e scientifica delle aspirazioni transumaniste
- Desiderabilità: alcuni sostengono che il movimento possa accrescere le diseguaglianze sociali, perdita dell'umanità e problemi morali legati alla manipolazione della vita umana
- Impatti ambientali: lo sviluppo di queste tecnologie potrebbe avere un impatto negativo sull'ambiente
- Perdita dell'umanità: la modifica radicale della natura umana potrebbe portare alla perdita di ciò che ci rende umani
- Rischi incontrollabili: lo sviluppo di tecnologie potenti potrebbe sfuggire al controllo umano e portare a conseguenze impreviste
In Italia esistono due capitoli distinti della World Transhumanist Association (ora nota come Humanity+): l'Associazione Italiana Transumanisti https://www.transumanisti.it e il Network Transumanisti Italiani http://transumanisti.net, un'unione di 11 siti web e blog accomunati dal desiderio di diffondere le idee transumaniste in Italia, tra cui Estropico (https://www.estropico.com), che fin dal 2001 ha cominciato a proporre le tematiche transumaniste in Italia.

Dunque, la tecnologia umana sarà capace di creare individui che:
- sapranno tutto (onniscienza)
- vivranno per sempre (immortalità)
- saranno dovunque (ubiquitarietà)
- Grazie ai Social media, alle App, alle Piattaforme collaborative, ma non solo, gli utenti di Internet riversano in Rete miliardi di informazioni. Per trattare in maniera proficua questo enorme volume di dati (Big data) c'è una continua evoluzione dei meccanismi organizzativi e di percezione della realtà. Che succederà tra qualche decennio? È certo che l'attuale accelerazione della produzione di dati digitali non potrà durare indefinitamente a questi ritmi, a meno che non si abbiano soluzioni di storage migliori, come ad esempio la conservazione dei dati digitali nel DNA
- La necessità di analizzare sempre più velocemente questa gigantesca mole di dati porterà velocemente alla costruzione del primo computer quantistico totalmente operativo, ovvero un super elaboratore che sfrutta le leggi della fisica e della meccanica quantistica per superare le barriere dei supercomputer odierni, eseguendo calcoli complessi a una velocità inimmaginabile rispetto a oggi e aprendo nuovi orizzonti per l'intelligenza artificiale (IBM, già nel lontano 2019, con Q System One, ha costruito il primo computer quantistico adatto all'uso commerciale e scientifico).
Uno dei postulati della teoria quantistica afferma che un sistema, ad esempio una particella di informazione, può essere simultaneamente in due stati, 0 e 1 (un’ubiquitarietà già di per sé sconvolgente). L’influenza che ciò produce sull’informatica è esplosiva, perché permette di passare dal tipico trasferimento dell’informazione in bit (binary digit, numero binario, che consente di effettuare calcoli tramite una successione di 0 e 1), ai qubit (contrazione di quantum bit ovvero la versione quantistica del bit), i quali hanno la peculiarità di restare incerti tra i due stati fino alla loro lettura. Questa caratteristica consente di usare il qubit per manipolare informazioni più ricche dei bit, potenziando notevolmente i processi di intelligenza artificiale e di Internet.
Facciamo un semplice esempio: se volessi cercare “intelligenza artificiale” in un libro online, un computer classico procederebbe riga per riga per cercare quell’occorrenza, trovandola un certo numero di volte in un certo tempo. Il computer quantistico è come se avesse davanti tutte le pagine del libro contemporaneamente, su strati diversi, riducendo enormemente i tempi di risoluzione.
Quando siffatti computer diverranno alla portata di tutti e verranno supportati da una Rete cloud ad hoc, sarà aperta la strada verso la conquista di un’intelligenza con potenzialità di onniscienza. La supremazia quantistica (quantum supremacy) si avrà quando un computer quantistico eseguirà alcune procedure matematiche che i supercomputer tradizionali non riescono a eseguire o impiegano un tempo enorme per portarle a termine. Già a fine settembre 2019 Google ha pubblicato in Rete un documento in cui annunciava di aver ottenuto per la prima volta tale supremazia quantistica e il mese dopo è arrivata la conferma ufficiale in un articolo pubblicato sulla rivista Nature. In questi documenti si afferma che Sycamore, il computer quantistico di Google a 53 qubit, ha svolto in 200 secondi operazioni che il più potente computer tradizionale, Summit di IBM, completerebbe in 10.000 anni. Da allora si susseguono i record di velocità tra le varie case produttrici, oggi siamo nell'ordine delle migliaia di qubit.
Se prima far funzionare questi macchinari necessitavano temperature vicine allo zero assoluto (-273,15 gradi Celsius), oggi si cominciano a realizzare computer quantistici che lavorano a temperatura ambiente; la cosa più verosimile è che comunque Amazon, Google (Google Cloud API), Microsoft possano erogare questi servizi nel cloud, inizialmente a costi inavvicinabili per l’utente comune.
Si avranno comunque nel giro di pochissimi anni miglioramenti nei processi di ottimizzazione e nella crittografia, molto diffusi nell'industria e nella finanza, nel machine learning, nella chimica con la nascita di nuovi farmaci, nella simulazione di nuovi materiali, nella meteorologia, nell'intelligenza artificiale, ecc.
Inoltre, dopo gli esperimenti di teletrasporto quantistico inerenti alle proprietà dei qubit, sempre nel 2019 si è fatto un passo avanti portando a termine la stessa operazione con i qutrits (oggetti con la proprietà quantistica di poter esistere in più stati contemporaneamente: se un qubit può rappresentare i valori 0 e 1 contemporaneamente, un qutrit può essere una combinazione di 0, 1 e 2). Nel teletrasporto quantistico anziché inviare oggetti, solo le proprietà di una particella quantistica vengono trasferite a un'altra particella situata a qualsiasi distanza. Poiché i qutrit portano più informazioni, la tecnica potrebbe rappresentare un vantaggio per la comunicazione quantistica e anche aprire la strada a una velocissima Internet quantistica.
Sempre nel 2019, un esperimento dell’università di Vienna sulla meccanica quantistica, ha fatto sì che molecole composte da duemila atomi si siano trovati in due posti diversi nello stesso istante: è la cosiddetta sovrapposizione quantistica. Ulteriori esperimenti stanno ripetendo quanto fatto su scale più grandi.
Infine, ancora nel 2019, un gruppo di fisici dell’Università del Queensland in Australia ha ottenuto, a livello teorico, una nuova concezione del tempo. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications. Gli scienziati, pur non viaggiando nel tempo, hanno rotto la struttura classica in cui gli istanti scorrono dal passato al futuro. Di fatto hanno teorizzato che, mischiando la relatività generale di Einstein con la meccanica quantistica, si potrebbe ottenere una realtà temporale diversa da quella che conosciamo, una condizione in cui non si sa cosa viene prima e cosa dopo.
Un altro gruppo di scienziati composto fra gli altri da Artyam Yurov e Valerian Yurov, due fisici dell’Università Federale Baltica Immanuel Kant (IKBFU) in Russia, ha concluso che il nostro universo fa parte di un computer quantistico che racchiude innumerevoli multiversi. Il loro lavoro descrive matematicamente come il nostro universo sia esso stesso un oggetto quantico e quindi, teoricamente, può essere contemporaneamente in luoghi diversi e in diversi stati e inoltre avrebbe una meccanica tale da poter interagire con sé stesso in più stati contemporaneamente. Dunque se l’universo è un oggetto quantico, deve interagire con qualcosa e quel qualcosa sono probabilmente altri universi. - Al momento il corpo umano, ipotizzando il miglior stile di vita possibile, l'assenza di malattie e l’attuale stato delle conoscenze mediche e chirurgiche, ha una durata assolutamente non confrontabile con il fine dell’immortalità, pari a quasi 150 anni (ma nel regno animale ci sono alcuni esempi che stravolgono queste regole fino ad arrivare alla Turritopsis dohrnii, una medusa immortale capace, in certe condizioni, di rigenerarsi all’infinito; inoltre, uno studio scientifico guidato dal biologo David A. Sinclair, ha dimostrato che l'invecchiamento è un processo reversibile e in futuro si potrebbero aprire le porte dell’eterna giovinezza. Esperimenti effettuati sui topi, ora da replicare nei mammiferi più grandi e negli esseri umani, evidenziano come nell’organismo il panorama epigenetico (studio dei cambiamenti ereditabili che alterano l'espressione dei geni, senza modificare la sequenza del DNA) viene eroso dalle risposte cellulari alle rotture del DNA a doppio filamento. L’invecchiamento avviene, dunque, per la perdita di informazioni epigenetiche ed in ultima analisi, è una malattia che diverrà curabile manipolando l’epigenoma. Se ci spingiamo più in là di qualche decennio, la medicina sarà capace di sostituire le parti degradate rendendo il corpo durevole nel tempo.
Il principio della “Longevity Escape Velocity” si riferisce al momento in cui la tecnologia estenderà la durata della vita a un ritmo più rapido rispetto all'invecchiamento. In altre parole, anche se invecchiassimo di un anno, la durata della nostra vita aumenterebbe di almeno un altro anno. David Wood, collega di Cordeiro, prevede che questo momento arriverà attorno al 2040 (George Church, professore di Harvard, ipotizza il 2037, Cordeiro il 2030). Wood ritiene che entro il 2045 saremo in grado di invertire l'invecchiamento e decidere se morire o meno.
Cordeiro spiega che, sebbene esistano circa una decina di cause per l’invecchiamento, "una delle più importanti è l'accorciamento dei telomeri." Le 30.000 miliardi di cellule del nostro corpo vengono sostituite a ritmi diversi. Alcuni neuroni e cellule cardiache durano tutta la vita, le cellule della pelle possono durare poche settimane, mentre le cellule che compongono il rivestimento dello stomaco vengono sostituite in cinque giorni. Ma le cellule hanno una sorta di timer incorporato, chiamato Limite di Hayflick, e possono dividersi solo 40-60 volte. A quel punto entrano in una fase di senescenza. La senescenza è regolata dai telomeri all'estremità di ciascun cromosoma, che si accorciano a ogni divisione fino a quando la cellula non può più dividersi. Tuttavia alcune cellule – come le staminali e le cellule tumorali – riescono a mantenere intatta la lunghezza dei telomeri e possono pertanto dividersi all'infinito.
Le cellule tumorali producono un enzima chiamato telomerasi, che fa crescere continuamente i telomeri. Questo permette al cancro di continuare a dividersi fino a uccidere l’organismo. Abbiamo quindi le cellule ‘somatiche’, che costituiscono il 99,9% del corpo, e una piccolissima parte di cellule cosiddette ‘germinali’. Queste ultime non invecchiano mai e sono biologicamente immortali. La Turritopsis Dohrnii, una medusa, dimostra che l'immortalità esiste: dobbiamo solo riuscire a replicare ciò che avviene in natura.
Lo scienziato giapponese Shinya Yamanaka, vincitore del premio Nobel nel 2012, ha scoperto i geni che controllano l'invecchiamento ed è stato in grado di ringiovanire alcune cellule, trasformando quelle della pelle adulta in cellule staminali.
Nel 2020, il professore di Harvard David Sinclair ha pubblicato su Nature uno studio che mostra come sia riuscito a riprogrammare le cellule della retina per farle tornare giovani, invertendo la perdita della vista legata all'età.
Le previsioni di Cordeiro e Kurzweil*:
- Anni 2030 Cura per il morbo di Alzheimer, Eradicazione mondiale della malaria e dell’HIV
- 2039 Diventa possibile il trasferimento mentale da cervello a cervello (Ray Kurzweil)
- Anni 2040 L'Internet interplanetaria connette Terra, Luna, Marte e astronavi
- 2045 L'invecchiamento è curato e la morte diventa facoltativa (Ray Kurzweil)
- 2045 La singolarità: l’Al supera la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani (Ray Kurzweil), probabilmente l’intelligenza biologica si fonderà con quella artificiale moltiplicando la nostra di milioni di volte
- Anni 2050 Prime rianimazioni di pazienti crioconservati (Ray Kurzweil)
- 2099 La durata della vita diventa irrilevante in un mondo di "amortalità"
Forse non si rispetteranno esattamente queste scadenze, ma la strada è segnata.
Il genoma umano è costituito da tre miliardi di coppie di base di DNA, organizzate in 23 coppie di cromosomi; i geni sono circa 23.000. Le AI setacciano questi big data in tempi relativamente brevi, permettendoci di confrontare i risultati con i genomi di diversi mammiferi per capire perché i topi vivono 2 anni, gli esseri umani 90 e le balene 200 ma consentirà anche di comprendere determinate malattie e di scoprire nuovi farmaci per creare composti che permetteranno di vivere sempre più a lungo, nonché a scoprire le basi genetiche dell'invecchiamento stesso.
La nanotecnologia, basata su macchine (nanobot) di scala ridottissima che interverrebbero nei processi biologici direttamente sulle cellule, sarà in grado di riparare i danni e prevenire l’invecchiamento. I nanobot puliranno il colesterolo nel nostro sangue e la placca nel nostro cervello e lo collegheranno al cloud. L’ingegneria genetica per manipolare il DNA permetterà modifiche sull’intera biosfera: dalle piante che resistono alla siccità, alla clonazione di animali ed essere umani, ma non solo… la capacità di riscrivere il DNA offre terapie per curare meglio le malattie e, se realizzata su cellule sessuali, ha prospettive immani su tutto il genere umano.
Tali progressi non devono essere temuti e ci renderanno divini. Avremo così ottenuto l’immortalità dell'involucro fisico.
Ingegneria genetica e Manipolazione del DNA È ormai di inizio ottobre 2019 la notizia che un uomo di 30 anni, completamente paralizzato, è tornato a camminare e a muovere le braccia grazie alle onde cerebrali collegate a un esoscheletro.
Il giovane è stato sottoposto a risonanza per mappare le aree del cervello che si attivano quando immagina di muoversi. A queste aree sono stati applicati elettrodi per formare dei sensori necessari a convogliare i pensieri dell’uomo all’esoscheletro. Il paziente ha dovuto prima imparare a comandare il proprio avatar, per poi passare a muovere l’esoscheletro. È il primo sistema cervello-computer wireless progettato per attivare tutti e quattro gli arti. Nel frattempo, altri sono tornati a camminare e inoltre si stanno perfezionando arti robotici capaci di captare le onde cerebrali a distanza.
E che dire del progetto Brainternet per collegare il cervello umano a Internet?
I ricercatori della Wits University di Johannesburg hanno connesso un cervello umano a Internet (Brain Computer Interface o BCI), step fondamentale nella corsa alle interfacce uomo-macchina. Il progetto ha l’obiettivo di trasformare il cervello umano in un host nella Rete, riconoscibile come un qualsiasi dispositivo. Il principio si fonda nell’acquisizione delle onde cerebrali e nella loro conversione in segnali open source.
L’individuo indossa un Emotiv EEG wireless per registrare i segnali cerebrali in tempo reale, che passando per un computer con le dimensioni di un portafogli, detto Raspberry Pi, arrivano a un’interfaccia di programmazione applicativa, la quale consente la comunicazione tra i programmi software, visualizzando i dati su un sito web che fa da portale.
Pantanowitz, ideatore del progetto, afferma che il prossimo passo di Brainternet sarà di permettere non solo l’output di dati dal cervello, ma anche l’input.
Un progetto che va ad affiancare quello della Neuralink Corporation (un’azienda statunitense di neurotecnologie, fondata da un gruppo di imprenditori, tra cui Elon Musk, che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili). A settembre 2020 il sistema consisteva in un impianto con l’aspetto di una monetina posta nella scatola cranica che comunica con l'esterno attraverso un sistema wireless da interfacciare con un computer o uno smartphone. Ad agosto 2024 sono già due gli umani a cui è stato impiantato per trasformare i nostri pensieri in comandi digitali. E sembra che ci stia riuscendo, pur tra alti e bassi. Il futuro è qui, ed è neurale. Le persone paralizzate cammineranno di nuovo, gli umani si connetteranno direttamente a Internet. Lo stesso Musk nella primavera del 2022 ha affermato che in futuro si potrà trasferire la propria capacità cerebrale in un robot umanoide.
È di giugno 2020 una notizia pubblicata su Nature Materials che descrive la nascita delle sinapsi artificiali bioibride, l'equivalente dei punti di contatto tra neuroni, necessarie per rendere possibile pensiero e movimento. Per poter essere impiantate nel cervello umano, devono solo essere ancora un po’ rimpicciolite. È un passo fondamentale per ottenere un cervello cyborg capace di integrare neuroni e circuiti elettronici in grado di dialogare tra loro, così da riparare i danni da malattie neurodegenerative e sostituire i neuroni danneggiati. Anche chi ha subito un’amputazione otterrà benefici dalle sinapsi artificiali bioibride. Già oggi si può attaccare un arto artificiale a terminazioni nervose disponibili, senza bisogno di un microchip che faccia da connessione, ma se le terminazioni nervose non operano bene, un microchip bioibrido risulterà fondamentale.
Uno studio del 2020 della Stanford University ha proposto un’interfaccia cervello-computer capace di convertire lettere immaginate dalla mente, in testo su schermo. Si tratta di leggere nel pensiero traducendo in input per il computer gli impulsi elettrici veicolati dai neuroni del cervello umano. Nell’esperimento una persona con una mano paralizzata è riuscita a scrivere 90 caratteri al minuto su un monitor, solo immaginandoli, con un’accuratezza del 99% (115 caratteri al minuto è la velocità di digitazione media di una persona normale).
Ameca è un androide umanoide prodotto dall'azienda britannica Engineered Arts. Questo androide è stato progettato per sembrare molto realistico e viene spesso utilizzato in contesti commerciali, come musei, fiere e mostre. L'obiettivo di Engineered Arts è quello di creare robot che siano in grado di interagire con le persone in modo naturale e convincente, utilizzando una combinazione di espressioni facciali, movimenti e vocalizzazioni - Resta però l’incognita dell'Io residente nel cervello e che contraddistingue ognuno di noi. A oggi non risulta intercambiabile o riparabile, ma è sede di quelle attività fondamentali (autoconsapevolezza, ricordi, personalità, sentimenti, coscienza, ecc. che qualcuno potrebbe identificare con l’anima, con lo spirito) che bisogna poter replicare per raggiungere l’immortalità.
In realtà sarebbe sufficiente immagazzinare quegli elementi chimici su cui il cervello si basa, per avere la possibilità di duplicare l'Io di ogni uomo.
Fantascienza? No. Grazie alla genomica si giungerà alla sua totale mappatura e, per merito dell’evoluzione tecnologica, anche alla nascita di una tecnica capace di estrapolare l’essenza di un essere, digitalizzarla e replicarla come si fa per un qualunque tipo di file. Al termine del processo, questa risulterà potenzialmente disponibile in più luoghi contemporaneamente.
È notizia di fine 2019 lo stanziamento di venti milioni di dollari per un progetto di ricerca internazionale finanziato dalla fondazione Templeton World allo scopo di trovare la risposta sull'origine della coscienza, una grande sfida tra neuroscienza e fisica quantistica.
A fine 2020 è invece apparsa la notizia che secondo una teoria di Johnjoe McFadden, professore dell’Università britannica del Surrey, pubblicata su Neuroscience of Consciousness, la coscienza si autogenererebbe dall’energia elettromagnetica sviluppata dai neuroni del cervello e con essa si formerebbe anche la capacità di sentirsi consapevoli e di pensare. Si teorizza, dunque, che la coscienza possa essere rappresentata a livello fisico. Ciò faciliterebbe lo sviluppo di un’intelligenza artificiale cosciente, con robot consapevoli di esistere e con capacità di pensare. Ne consegue altresì che la coscienza non sia collegata a una supposta immaterialità dell’anima ma sia soltanto l’esperienza dei nervi (che si collegano al campo elettromagnetico autogenerato del cervello) a guidare il cosiddetto libero arbitrio e le nostre azioni volontarie.
Replicare digitalmente il cervello umano, con i suoi 86 miliardi di neuroni e 100mila miliardi di sinapsi è, ovviamente, un obiettivo ancora molto lontano dall’essere raggiunto e, in effetti, lo dimostra il progetto internazionale Blue Brain, grazie al quale nel 2015 si è riusciti a simulare digitalmente 30mila neuroni di un ratto (pari allo 0,15% del suo cervello) ma la strada, anche qui, è segnata (la capacità di memoria del cervello umano è pari ad almeno un milione di gigabyte, l'equivalente di circa un petabyte). - L'universo quantistico si riferisce alla descrizione dell'universo basata sulla fisica quantistica, una teoria che descrive il comportamento della materia e dell'energia a livello subatomico. Secondo la fisica quantistica, le particelle subatomiche (es. elettroni, protoni, neutroni) possono esistere in più di uno stato simultaneamente, e la misurazione di una particella può influenzare lo stato di un'altra particella in modo istantaneo, anche se queste particelle si trovano a distanze molto lontane. Questo fenomeno è noto come entanglement quantistico. L'universo quantistico è quindi un universo in cui la descrizione della materia e dell'energia si basa sulla fisica quantistica, piuttosto che sulla fisica classica. Ciò implica che le leggi della fisica quantistica governano tutti gli oggetti e i sistemi, dai più piccoli ai più grandi, dagli atomi alle galassie.
Secondo il premio Nobel Roger Penrose, fisico matematico, l'universo fisico in cui viviamo è solo una nostra percezione e una volta che i nostri corpi fisici muoiono, c’è un’infinità oltre e la coscienza, che è composta da informazioni archiviate a un livello quantistico e che qualcuno chiama anima (pare infatti che i microtubuli a base di proteine, componenti strutturali delle cellule umane, contengono informazioni quantistiche, memorizzate a livello sub-atomico), potrebbe viaggiare verso universi paralleli, dunque nell’universo quantistico esistiamo per sempre.
L’aldilà è una realtà infinita che è molto più grande di quella in cui questo mondo è radicato. Le nostre vite in questo piano di esistenza sono già racchiuse, circondate, dall’aldilà… Il corpo muore ma il campo quantistico spirituale continua. In questo modo siamo immortali.
Penrose sostiene che se una persona muore temporaneamente, questa informazione quantistica viene rilasciata dai microtubuli e liberata nell’universo. Tuttavia, se resuscita, le informazioni quantistiche vengono rincanalate nei microtubuli e questo meccanismo sarebbe all’origine delle esperienze di premorte.
Ecco l’immortalità e ubiquitarietà della mente.
Avremo allora ottenuto la reincarnazione, tanto cara al buddismo e all’induismo, ma sarà stata in realtà la capacità tecnologica (e non qualche disegno divino) a trasferire l’Io in più di un corpo ininterrottamente nel tempo.
Secondo Laszlo e Peake, autori di Mente immortale, ci sono molteplici prove che la coscienza possa esistere in assenza di un cervello vivente e presentano numerosi casi legati alle esperienze di premorte (NDE Near Death Experience), ai messaggi dall’aldilà, alla reincarnazione e alle informazioni neuro-sensoriali fornite durante stati alterati della coscienza. Le esperienze di premorte sono state fornite da soggetti con un cervello clinicamente morto (che poi ha ripreso a funzionare), a seguito di malattie gravi o danni cerebrali. Elementi comuni sono l’extracorporeità, la visione di un tunnel, l’incontro con conoscenti, l’ascesa al cielo, la ritrosia a tornare indietro, il rivedere le vite passate, l’incontro con un essere luminoso. I casi dimostrano che nel periodo in cui l’individuo è cerebralmente morto, e dunque in temporanea assenza delle funzioni cerebrali, la coscienza persista.
In base a uno studio recente le esperienze di premorte sarebbero un meccanismo evolutivo. Questo meccanismo deriverebbe da un comportamento che alcune specie sfoderano in presenza di un predatore, la tanatosi, quando cioè un’animale si finge morto per cercare di sopravvivere. Potrebbe essere uno dei più antichi metodi messi in atto dalla vita per difendersi e questo sistema dev’essersi preservato anche negli esseri umani. La complessità del nostro cervello e l’acquisizione del linguaggio ci ha però permesso di trasformare un evento simulativo in un complesso fenomeno di percezioni che si crea in un’esperienza di premorte.
Altri fenomeni che fanno supporre la persistenza della coscienza sono la scrittura automatica, quando cioè un’entità incorporea attraverso un medium scrive messaggi e la transcomunicazione strumentale (EVP Electronic Voices Phenomena), ovvero la comunicazione con persone morte realizzata elettronicamente.
Quel che comunque è straordinario è l'uniformità che caratterizza le esperienze su ciò che accade quando si muore, nonostante esse provengano da luoghi, popoli ed epoche differenti.
Sembra incredibile vero? Questo porta però a conseguenze altrettanto sconvolgenti.
Individui con caratteristiche di onniscienza, immortalità e ubiquitarietà saranno diventati simili agli dèi e avranno probabilmente sviluppato anche ulteriori capacità.
Significa che saranno perfetti? Non necessariamente. Parafrasando Karl Rahner, gesuita e teologo cattolico, assertore dell’asintoticità di Dio, si potrebbe affermare che, tramite la scienza e la tecnologia, potremo avvicinarci sempre più alla perfezione senza mai raggiungerla. E allora? Tra qualche centinaio d'anni saremmo talmente vicini alla perfezione che questo avvicinamento senza l'eventuale raggiungimento della meta (asintoticità) non sarà importante: anche perché, se fossimo perfetti, non saremmo più in grado di evolverci e saremmo quindi giunti a un punto morto.

Dio è un alieno?
Per rispondere a questa domanda è necessario immaginare che esista vita nell’universo.
Paradosso di Fermi
Supponendo esistano civiltà evolute, il paradosso di Fermi ci mette di fronte alla domanda sul perché non ne abbiamo ancora ricevuto alcuna prova (trasmissioni radio, sonde, navi spaziali).
Per rispondere a tale paradosso c’è chi afferma che nella nostra galassia esiste una civiltà superavanzata consapevole della nostra esistenza ma che resta nascosta.
In tal senso vaste regioni delle galassie dell’universo sarebbero già colonizzate da civiltà avanzate. Una parte di queste iperciviltà sarebbe rappresentata da subciviltà primitive (inconsapevoli di esserlo o meno), tra cui la nostra.
Si può supporre che, nel nostro caso, la civiltà superiore manterrebbe degli standard etici rispettando l’evoluzione naturale, sociale, culturale terrestre dato che un contatto tra la subciviltà e l’iperciviltà potrebbe portare anche alla distruzione della prima.
Inoltre la civiltà avanzata, pur non facendosi riconoscere, potrebbe aver costruito basi sotterranee o sottomarine nei pianeti primitivi perlopiù a scopi scientifici.
Il non essere mai stati attaccati da alieni aggressivi induce a pensare che potremmo far parte di una iperciviltà non aggressiva, ma interessata a proteggere la Terra e le sue forme di vita.
La nostra scarsa civilizzazione, forse centinaia di migliaia o milioni di anni meno evoluta di altre, ci farebbe annoverare tra quelle che non possono ancora osservare in maniera intelligente l’universo.
Fortunatamente l’evoluzione biologica sul nostro pianeta suggerisce che il processo riguardante l’intelligenza vede quest’ultima sempre aumentare. Siamo sempre più ingegnosi dei nostri antenati e questi ultimi erano più intelligenti dei loro. Ne discende che civiltà molto più anziane della nostra siano anche molto più pensanti di noi.
Inoltre un’eventuale civiltà iperavanzata avrebbe un tale livello di padronanza nell’ingegneria genetica e dell’intelligenza artificiale che condurrebbe a un’accelerazione esponenziale della stessa evoluzione.
Abbandoniamo il paradosso di Fermi e, attraverso un calcolo probabilistico ma senza addentrarci nei conteggi, ipotizziamo uno scenario plausibile; i pianeti che potrebbero sviluppare, o che hanno sviluppato, una civiltà tecnologica nell’intero universo è stimabile in 100 miliardi. Se fossimo interessati solo alle civiltà contemporanee alla nostra dovremmo aspettarci un numero attorno a 10.000. Ciò rende virtualmente certa la possibilità che nel cosmo vi siano state e vi siano tuttora civiltà tecnologiche.
La luce viaggia a quasi 300.000 km/s e, a quanto ne sappiamo fino a oggi, tale velocità è la più alta fisicamente ammissibile. Nonostante questa rapidità la luce impiega millenni e più per coprire le distanze cosmiche, quindi quando vediamo la luce di una stella questa ci mostra com’era quell’oggetto n anni addietro (è dunque una sorta di macchina del tempo, ad esempio la luce del sole ci raggiunge in 8 minuti, quella della galassia più vicina, Andromeda, in 2 milioni di anni, quindi se da lì una civiltà riuscisse in questo istante a osservarci, vedrebbe la Terra di 2 milioni di anni fa, con gli ominidi…, quella delle quasar ci raggiunge addirittura in 10 miliardi di anni).
Eventuali messaggi di civiltà aliena captati dai radiotelescopi non ci metterebbero dunque in contatto diretto con loro, forse il segnale ci arriverà addirittura quando quella civiltà sarà già tramontata.
Senza superare la velocità della luce sarà dunque impossibile attraversare addirittura la stessa nostra galassia. Come si può fare?
La meccanica quantistica prevede che possa esserci un collegamento istantaneo tra due particelle che si trovano a enormi distanze, questo presuppone l’esistenza di un collegamento a una velocità superiore a quella della luce; ma pare che ciò sia possibile solo a livello di particelle, escludendo quindi almeno per ora la possibile applicazione a livello umano.
Forse potremmo sfruttare quanto teorizzato riguardo il ponte di Einstein-Rosen detto anche cunicolo spazio-temporale o wormhole, una sorta di scorciatoia da un punto dell'universo a un altro, che permetterebbe di viaggiare tra di essi più velocemente di quanto impiegherebbe la luce a percorrere la stessa distanza attraverso lo spazio normale. Questa teoria è ritenuta possibile da molti scienziati, ma ovviamente, non ancora dimostrata, almeno da noi uomini.
Con tali premesse supponiamo quindi che qualche civiltà aliena potrebbe già essersi evoluta nel modo descritto all’inizio dell’articolo; se così fosse l'epoca in cui sono esistiti una molteplicità di dèi, è già avvenuta in una o più parti del cosmo. Qui avranno vissuto esseri onniscienti, immortali e ubiquitari con inclinazioni di conquista, gli dèi cattivi (le invenzioni religiose sui demoni sono allora corrette, anche se con significato diverso), ed entità similari dediti però allo sviluppo della conoscenza, gli dèi buoni. In un tale contesto avranno certamente avuto corso scontri tra dèi.
È possibile quindi azzardare una risposta affermativa alla domanda Dio è un alieno.
Un giorno questo coacervo di divinità entrerà in crisi e subirà un collasso. Vediamo perché.
Immaginiamo di essere immortali, trascorso un certo numero di secoli o millenni, la passione per i nostri interessi si annullerà poiché non ci sarà più niente da imparare su quelle materie.
Accrescendo la quantità di tempo che ogni individuo potrà dedicare ai propri studi, si arriverà alla completa conoscenza di tutto lo scibile umano e alla fine della passione dell’uomo per ogni suo interesse.
In sostanza la conoscenza esaurirà l’amore e farà collassare il sistema.
Nell’erroneo immaginario collettivo, è Dio l’essere con vita, amore e conoscenza infinite, ma neanche Lui potrà sfuggire a questo epilogo. I credenti potrebbero spiegare la sua noncuranza verso di noi proprio con il fatto che, sapendo tutto dall’inizio dei tempi, ha esaurito l’interesse per il suo stesso Creato.
Conclusione
Partendo dai Social media e passando per le App, le Piattaforme collaborative e i Big data, abbiamo visto come, attraverso l’evoluzione tecnologica, che in questo momento storico ha il suo apice nello sviluppo dei computer quantistici e nell'intelligenza artificiale, il futuro che ci attende sia potenzialmente sconvolgente e quali incredibili ripercussioni possa avere sulle credenze religiose. E non si sta considerando che probabilmente incontreremo presto vita extraterrestre la quale, auspicabilmente, permetterà un enorme passo avanti della scienza.
Se ti interessa approfondire questi temi, ti consiglio la lettura del libro Divinità e religioni: dalla preistoria al futuro tra fede e ragione dove l’autore riflette su alcune domande fondamentali: Cosa succede dopo la morte? Chi ha creato l’universo? Com'è nata la religione? Mantenendo un approccio razionale e storico, si darà spazio anche alle altre dottrine e a ulteriori temi come ad esempio il libero arbitrio, la reincarnazione, la capacità biblica d’ispirarsi a miti precedenti, l’appropriazione cristiana di feste pagane, il diavolo (che non è quello che vuol far credere il Cristianesimo) e il Satanismo, l'immortalità dell'anima e molto altro. Un libro adatto ai credenti e ai non credenti, a chi desidera avvicinarsi a questi argomenti e anche agli adolescenti, affinché possano crescere con una mente aperta.
Versioni cartacea e digitale aggiornate a Agosto 2024 - 350 pagine
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